1993

Una goccia per il Nilo

Il Comitato per il restauro della statua del Corpo di Napoli venne fondato nel 1992 su iniziativa del Museo Cappella Sansevero.

Scopo del Comitato era il restauro della Statua del Nilo, altrimenti detta Corpo di Napoli, sotto la sorveglianza delle Soprintendenze competenti. Eretto in età imperiale e da secoli collocato nella piazzetta omonima, il gruppo scultoreo del Corpo di Napoli versava infatti in pessime condizioni conservative e risultava visibile solo parzialmente per la presenza di un’edicola che si era posizionata innanzi al basamento della statua. Quanto alla piazzetta, il cui recupero e la cui piena fruibilità pure erano tra gli scopi dichiarati del Comitato, essa fungeva da parcheggio di automobili.

Si associarono al Comitato oltre trecento tra privati cittadini e associazioni, ma il grande successo dell’iniziativa fu ottenuto grazie alla campagna significativamente battezzata “Una goccia per il Nilo”: acquistando una cartolina del costo di 1.000 o 5.000 lire, in vendita presso vari esercizi commerciali del centro antico, oltre cinquemila persone diedero il loro piccolo contributo al recupero di un monumento storico della città. Ampia fu la partecipazione degli abitanti della zona, ma giunsero contributi persino da emigrati italiani in Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda.

Nonostante i non pochi ostacoli burocratici (fu necessario chiedere autorizzazioni a numerosi enti), il Comitato raggiunse il suo scopo: il 14 novembre 1993 fu presentata al pubblico la statua restaurata, in una piazza finalmente sgomberata dalle auto in sosta e interdetta al traffico. L’edicola che un tempo era davanti al basamento fu delocalizzata in area prospiciente, all’angolo di via Paladino.

Ottenuto il risultato per cui era stato costituito, il Comitato si sciolse alla sua naturale scadenza, prevista per il 31 dicembre 1993: la breve durata dell’organizzazione era stata stabilita proprio per dare un segnale che lo scopo andava raggiunto in tempi rapidi. Il fondo residuo del Comitato venne destinato al Comitato Spaccanapoli, che negli anni successivi si rese promotore di altre iniziative nel centro antico della città.

La storia del recupero del Corpo di Napoli è testimoniata dal volume intitolato Lo sguardo del Nilo, edito da Colonnese, con i contributi di importanti studiosi e le presentazioni dei Soprintendenti Stefano De Caro e Nicola Spinosa. Cinque anni dopo, l’iniziativa del restauro risultò la più votata per senso civico in un referendum lanciato da Legambiente e «Il Mattino»; all’avvocato Carmine Masucci, presidente del Comitato e amministratore del Museo Cappella Sansevero, fu assegnato il premio “Cittadino DOC” per aver conseguito “il primo restauro di un monumento in Italia attraverso una forma di azionariato popolare”. Dopo il restauro, infine, l’immagine del Corpo di Napoli è stata utilizzata come logo per svariate manifestazioni organizzate dal Comune.

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2013

Mettiamo la testa a posto

Il 25 settembre 2013, venti anni dopo “Una goccia per il Nilo”, è stato ricostituito il Comitato per il restauro della statua del Corpo di Napoli, promosso ancora una volta dal Museo Cappella Sansevero. Scopo del Comitato è di intervenire nuovamente sull’opera d’arte, che necessita di una pulitura e una messa a punto.

Poco dopo la ricostituzione, il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli ha recuperato la testa della sfinge appartenente al gruppo scultoreo, sparita negli anni Cinquanta del secolo scorso e mai più riapparsa. Il Comitato ha così deciso di lanciare la nuova campagna intitolata “Mettiamo la testa a posto”, per ricollocare la testa della sfinge nel luogo di pertinenza, e restituire così alla statua una sua parte significativa.

Ancora una volta, l’idea è quella di una partecipazione dal basso del maggior numero possibile di persone: con 2 o 5 euro, si potrà acquistare una cartolina recante la riproduzione di un disegno di Lello Esposito – che reinterpreta con il suo stile inconfondibile il Corpo di Napoli – e contribuire così al riposizionamento del capo della sfinge. Le cartoline, rispettivamente di cm 10x15 e 13x18, saranno anche questa volta disponibili presso noti esercizi commerciali della zona, elencati sul presente sito alla pagina Come si partecipa. Oltre alla partecipazione tramite l’acquisto di una o più cartoline, è possibile aderire al Comitato quali soci aggregati, sostenitori o benemeriti: si riceverà così un esemplare numerato del disegno di Lello Esposito in edizione limitata.

La sfinge accompagnava spesso la rappresentazione del dio Nilo, tanto che anche il Nilo dei Musei Vaticani è connotato dalla presenza dell’animale mitico. È probabile che già al primo ritrovamento del Corpo di Napoli la sfinge fosse mutila del capo, e che esso sia stato integrato dai restauri di Bartolomeo Mori prima e di Angelo Viva poi. Icona ricca e sfuggente quanto altre mai, la sfinge è stata definita da Hegel, con felice sintesi, il “simbolo del simbolismo”. Restituire alla Statua del Nilo la testa sfingea significa restituirle un elemento fortemente caratterizzante, e in piena sintonia con l’aura di mistero che aleggia su tutto il centro antico partenopeo.

Affinché Napoli e i napoletani si riapproprino di un piccolo, ma importante segno della propria storia, c’è bisogno del contributo di un consistente numero di persone. Ci auguriamo che a vent’anni dal primo, entusiasmante restauro, la città risponda con la stessa passione di allora e dia prova che “rimettere la testa a posto” è un desiderio condiviso dalla maggioranza dei cittadini.